Paris je t’aime
marzo 12, 2012 Lascia un commento
Un gruppo di amici e Parigi. Chissà per quale motivo, poi, Parigi, che di solito è la meta delle coppiette o delle donne fanatiche di shopping o di arte e fotografia. Noi siamo fanatici, forse, un po’, delle forme d’arte ma sicuramente non di magazzini e depositi di opere d’arte o di negozi patinati. Ma eravamo tutti di ottimo umore, avevamo organizzato il viaggio prima della sessione esami e non ne potevamo più di libri e ancora libri. Organizzato e non prenotato perché nessuno di noi aveva idea di spendere per alberghi o ostelli ma solo per musica, feste, viaggi nei dintorni della città. Una macchina con 4 squilibrati, le valigie (zaini) ridotti al minimo, e una santa amica che ci offriva ospitalità (quale coraggio!).
Tredici ore di macchina non erano bastate né per stancarci né per spegnerci, posati gli zaini sotto lo sguardo attonito di Francesca siamo usciti, gli occhi mezzi chiusi, il sole che sbatteva violentemente sul viso, gli occhiali da sole, l’abbonamento della metro e via, al Beaubourg, tempio d’arte contemporanea sotto l’incredibile struttura di Renzo Piano. Eh si, perché se dico che non ci interessano i magazzini e i depositi d’arte non significa che siamo capre: è semplicemente che preferiamo quei posti dove ci puoi interagire con quel mondo fatto di idee e di gioco, e che disdegniamo quei posti che, invece, ti fanno sentire inadeguato e che si dimenticano che tutto quel patrimonio è anche nostro. Non che non fossimo già stati trascinati a un’infinita visita al Louvre, ma quello non era il viaggio nel quale ci saremmo tornati, nell’enorme tempio di Napoleone. Forse forse potevamo considerare un salto al Musèe d’Orsay…o forse no. Il Marais, poi, è il quartiere preferito: quartiere ebraico splendido, diventato poi quartiere gay e di tendenza, si alternano negozi di nicchia costosissimi a vere e proprie chicche. Gli studenti internazionali sono ovunque, ci incontriamo con Francesca in una brasserie per pranzo (noi l’antipasto l’avevamo già fatto con il falafel del Marais, eccezionale) e lei riesce a convincerci che forse prima della festa di quella sera sarebbe stato meglio passare a casa a riprenderci, saggia oltre che coraggiosa.
Prima o poi ci arriveremo anche noi, alla laurea. E la festa che Francesca aveva organizzato era un buon incoraggiamento per convincerci a darci una mossa: Parigi di notte travolge, ed è un tripudio di luci. Il giorno dopo, o meglio, il pomeriggio del giorno dopo ci siamo separati ed ognuno è andato nel posto che gli interessava, chi in un negozio di musica, chi in Place des Vosges per le gallerie d’arte, chi a trovare gli amici, chi non era mai salito sulla Tour Eiffel.
Il ritorno poi, sembrava non dovesse più finire, e le tappe sono state tantissime. Una notte nella Cote d’Azur, amici e follia, il bagno a Saint Tropez, la stanchezza che cominciava a farsi sentire. Da rifare, la conclusione che ha interrotto il silenzio nel quale ci eravamo chiusi mentre, percorrendo la tangenziale di Milano non si vedevano più né il mare né gli enormi viali alberati, ne le luci accecanti ed eccitanti.
![]() |
in collaborazione con | ![]() ![]() |
Questo post partecipa al concorso “Racconta il tuo viaggio”. Il tuo viaggio con Hertz e Touring, gli specialisti della vacanza a tua disposizione su www.hertz.it e www.touringclub.it dove noleggiare auto per migliaia di destinazioni. |
![]() |
oppure | ![]() |
![]() |
||